Anfiteatro

Tra le poche testimonianze architettoniche ancora visibili dell’antica Eporedia, ultima delle colonie “civium Romanorum”, dedotta nel 100 a.C. ed inscritta nella tribù Pollia, si segnalano i resti dell’anfiteatro. Il complesso fu edificato tra la fine del I e l’inizio del II secolo d.C. in una zona dove già esisteva una villa suburbana di una certa importanza, decorata in stile pompeiano. Resti murari della villa, monete, anfore, frammenti di statue e resti di intonaco sono stati recuperati nell’area. L’edificio, di forma ellittica, si innalza sul lato meridionale della via per Vercelli. E’ in parte costruito sul terrapieno, contenuto a sud da un possente muraglione rettilineo (presumibilmente resto di un recinto che circondava l’intera struttura), in parte sui muri radiali; il muro esterno è rafforzato da contrafforti interni semicircolari. Al centro dell’arena era un vano ipogeo, collegato tramite scale corridoi ai locali di servizio sottostanti la cavea. Il percorso sotterraneo era evidentemente funzionale al movimento di belve, gladiatori macchinari. Un ambulacro che corre sotto il podio collega vani di servizio costruiti in corrispondenza degli assi e aperti sull’arena. All’estremità dell’asse maggiore si aprono due ingressi monumentali. Lastre di bronzo con borchie applicate, appartenenti ad un tratto di protezione dei posti riservati alle autorità, sono state rinvenute nell’arena.

Ancora visibile nel medioevo, se ne persero le tracce fino a 1922. L’anfiteatro venne messo in luce dalla Soprintendenza alle Antichità del Piemonte: dopo una prima campagna di scavi tra il 1956 e il 1964, le ricerche sono riprese nel 1984.

Le misure:

asse maggiore interno (arena): 67 metri.
asse minore interno (arena): 42 metri.
asse maggiore esterno: 96 metri.
asse minore esterno: 72 metri.
Capienza: tra le 5000 e 10.000 persone.